19 settembre 2005

Villa Rusca

Anche il magazzino era vuoto, non ci restava altro che ispezionare la porta della cantina.
Da qualche minuto il "riccone" sembrava essere entrato in una sorta di trance ipnotica. Mentre discutevamo in salotto degli ultimi strani avvenimenti di quella serata maledetta, si era alzato all'improvviso ed aveva cominciato a farfugliare frasi senza senso. Diceva di vedere se stesso di fronte ad una delle porte della casa e di sentire la voce del prete, scomparso nel nulla poche ore prima, che lo stava chiamando. Non sapevamo se il padre fosse ancora vivo, ma non avevamo trovato il suo corpo e quindi c'era ancora qualche speranza.
Raggiunta la porta della cantina mi accorsi che anche Massimo ci stava seguendo, sostenendo il professore di archeologia che non si era ancora del tutto ripreso dalla crisi che lo aveva colto precedentemente. Stringendo sempre più forte il pugnale che avevo trovato, illuminai la porta con la lanterna e vidi che era chiusa con delle catene. Esaminando meglio il lucchetto mi accorsi che finalmente avevo trovato la serratura per la chiave che avevo sottratto al corpo senza vita di Eugenio. Evitai di rispondere alle domande degli altri riguardo la provenienza della chiave, anche perchè, non appena spalancai la porta restammo tutti senza parole. Quella che doveva essere la cantina della villa era stata trasformata in una sorta di tempio dedicato a chissà quale culto innominabile. Al centro, dierto ad un altare illuminato da svariate candele stava una figura umanoide che, salmodiando frasi in una lingua incomprensibile teneva stretto sopra la sua testa un lungo pugnale sacrificale. Alla sua destra, su un altro altare era legato il parroco, fortunatamente ancora vivo, che cominciò ad urlare: "E' nostro zio! E' completamente impazzito, vuole ucciderci tutti!". L'essere, che aveva una pelle squamosa e degli strani occhi sporgenti, si rivolse a noi con una voce gorgogliante: "Non riuscirete a fermarmi, sono troppo vicino alla mia completa trasformazione! L'immortalità sarà mia!". La mente del professore non resse a questo ulteriore colpo e svenne sulla soglia della cantina. Io e gli altri miei compagni, invece, corremmo giù dalle scale per cercare di salvare il nostro amico. La creatura che un tempo era nostro zio emise una terrificante risata e poi disse "Mio è il potere! Vieni o signore degli abissi! Occupati di questi stolti mortali!" Mi girai e quando vidi la creatura che era comparsa sulla scala mi si gelò il sangue nelle vene. A quel punto anche la mia mente vacillò. Dopo avergli lanciato la lanterna contro, mi gettai verso il primo mostro e cominciai a pugnalarlo forsennatamente alla schiena. Quando cadde esanime al suolo mi ritrovai di fronte l'altro essere, ricordo il suo verso inumano, ricordo di aver visto il corpo senza vita di Massimo sulle scale mentre si avvicinava a me... ricordo gli altri che cercavano di trascinarsi fuori dalla cantina... poi il tridente... e il buio...


Foto: Il mostro del lago

5 commenti:

Gasfy ha detto...

Minkia Skott, non ti facevo così fuori forma ... non riuscire a fuggire da un mostro così in sovrappeso :)

Skott ha detto...

La scala era stretta... e lui c'era sopra :)

Gasfy ha detto...

Azz, dovevi usare la tecnica segreta del faccio prima a saltarti che girarti intorno :)

Skott ha detto...

Ci ho provato, ho fallito il tiro...

Gasfy ha detto...

Maledetto dicento